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24 Lug, 2021

Movida, andare oltre etichette. Se si rispettano le regole, che esistono, Torino ha le carte in regola per essere un modello

Parlando della Torino dei locali bisogna cominciare ad andare oltre le etichette e smetterla di guardare al passato.

Cominciamo a dimenticarci della parola movida, a pensare che non sia solo un fenomeno che riguarda i giovani. Non si tratta di un fenomeno da etichettare, ma di un ecosistema di locali, di imprenditori, di lavoratori che offre un servizio a chi vive in certe zone della città.

Un ecosistema che ha portato da un lato rilancio economico di alcune zone, ma anche una difficile convivenza con i residenti. Non tutti i locali sono uguali. Ci sono imprenditori che hanno costruito il loro successo sulla convivenza con il quartiere che li ospita, sulla qualità del servizio e anche sul rispetto delle norme. Questi vanno premiati, incentivando le eccellenze anche con sgravi fiscali e agevolazioni. Gli imprenditori virtuosi se sostenuti possono diventare un modello.

Chi invece non rispetta le norme e diventa luogo di disturbo della quiete pubblica e rende impossibile la convivenza con il resto dell’ecosistema urbano va sanzionato. Nella gestione della città e nella sua tutela uno non vale uno e chi lavora bene va premiato e tutelato.

Il problema della convivenza tra alcune zone della città e i locali si inquadra anche in un’ottica di nomadismo della vita notturna che per sua indole non segue, in nessuna città del mondo, uno sviluppo organico, ma segue flussi che un Comune deve saper gestire e anticipare.

Molti dei disagi degli ultimi anni sono stati causati dal mancato utilizzo di aree in passato considerate sfogo, come i Murazzi e il Valentino. I Murazzi non sono un fenomeno che possa essere replicato, perché sarebbe anacronistico e quello che è rimasto nell’immaginario di Torino, per quanto affascinante, non era certo un modello di legalità e convivenza.

Nel futuro però il recupero di quegli spazi, appena cominciato, va gestito e inserito nelle linee di sviluppo della Torino notturna. Ad esempio aumentando l’offerta di attività culturali, anche all’aperto, aumentando gli spettacoli anche con musica in piazza, ovviamente regolamentandone gli orari.

Diverso il discorso del Parco del Valentino, che deve essere centrale nel progetto futuro, per farlo vivere, nel rispetto delle regole e della regolarità, sia di giorno che di notte.

La convivenza e la cancellazione di aree di sospensione delle regole, come accade in queste notti a Santa Giulia, deve essere alla base di ogni progetto e iniziativa. Servono controlli seri che non devono avere l’obiettivo di colpire gli imprenditori che portano avanti con rispetto e attenzione il loro lavoro, ma sanzionare chi invece viola sistematicamente ogni regola di convivenza civile.

I controlli non sono una persecuzione, ma uno strumento per distinguere chi lavora nel rispetto delle regole e chi le ignora. Andrà messa in atto una tolleranza zero con chi serve alcolici ai minori e con chi mette in pratica nei locali ogni forma di lavoro nero o non regolamentato.

Se si rispettano le regole, che esistono, Torino ha le carte in regola per essere un modello.